Comunicato stampa

Apostolo dichiara che la migrazione mormone offre nuovi spunti per aiutare i rifugiati di oggi

Intervenendo a una conferenza sulla persecuzione religiosa e la migrazione forzata tenutasi al Castello di Windsor, l’anziano Jeffrey R. Holland, un apostolo della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, ha detto che c’è molto da imparare dall’esperienza di rifugiati dei mormoni del diciannovesimo secolo, esperienza che potrebbe aiutare i rifugiati dei tempi moderni a sollevarsi dalla propria situazione.

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“Non fingo che le esperienze della mia gente siano le stesse a cui stiamo assistendo oggi”, ha detto l’anziano Holland, “Tuttavia, tutti i rifugiati condividono un denominatore comune di dolore e sofferenza”.

L’anziano Holland è stato invitato a intervenire su questo argomento dalla baronessa Emma Nicholson, membro della Camera dei lord e presidentessa fondatrice della AMAR Foundation, l’ente promotore della conferenza.

“Ho cercato delle storie di successo e, tra tutte, quella dei mormoni è la migliore”, ha detto la baronessa Nicholson. “La storia mormone contiene al suo interno molte possibilità che dobbiamo portare alla luce, esplorare e vedere come ripetere o copiare o in qualche maniera adattare leggermente alle contingenze locali”.

Alla conferenza l’anziano Holland ha spiegato che i mormoni hanno vissuto il loro “momento peggiore” nel 1983, quando il governatore del Missouri emise contro di loro un ordine di sterminio ed essi dovettero scappare in Illinois e poi negli Stati Uniti occidentali per trovare rifugio. 

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“L’immagine dei santi degli Ultimi Giorni di oggi è notevolmente diversa dalle circostanze in cui vissero nel diciannovesimo secolo”, ha detto l’anziano Holland. “Il mondo ci conosce come cittadini ben integrati che spesso sono importanti figure nell’industria, ricercatori nel mondo accademico e leader nelle nostre comunità, con un membro della Chiesa che nel 2012 è stato candidato dal proprio partito alla carica di presidente degli Stati Uniti d’America”.

L’anziano Holland ha affermato che per i primi mormoni l’identità religiosa unica e la fede in Dio sono state la chiave per affrontare la loro esperienza da rifugiati. “Ogni volta che è possibile, dovremmo facilitare e perpetuare le identità uniche dei profughi e dare valore alle storie del loro passato. L’identità e la fede del mio popolo lo hanno aiutato a superare decenni di crisi”, ha spiegato l’anziano Holland.

 

Parlando di questa identità, la baronessa Nicholson ha detto in un’intervista: “Si deve essere sia se stessi che parte della massa. Ed è questo che avete fatto nel mormonesimo”.

Inoltre, la natura centralizzata della struttura amministrativa della Chiesa permise ai membri di rimanere informati, uniti e impegnati nei problemi che stavano affrontando. L’anziano Holland ha detto che “questo è valido ancora oggi”. Egli ha suggerito che allo stesso tempo noi diamo un aiuto ulteriore: “Quando e dove possiamo, dobbiamo permettere ai rifugiati di avere una maggiore partecipazione organizzativa nel dare forma al proprio destino successivo al dislocamento”.

Ai mormoni del diciannovesimo secolo fu data assistenza e ricovero dai loro vicini, soprattutto nel caso di Quincy, in Illinois, una comunità di sole millecinquecento persone che accolse cinquemila rifugiati mormoni. L’anziano Holland ha detto: “Dobbiamo incoraggiare i cittadini ad accogliere [i rifugiati] nella vita di tutti i giorni. A tutt’oggi la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni rende merito al contributo eroico del popolo di Quincy”.

Il dottor Alastair Redfern, lord vescovo di Derby, che ha diretto la riunione ha detto: “Si è stati aperti a ricevere l’aiuto dell’altro. Sembra che tutte le religioni necessitino di questo equilibrio. Penso che possano insegnarci molto e spero che le persone le studino e le osservino con attenzione”.

Nel periodo da rifugiati, i primi mormoni si sono impegnati molto per cercare l’aiuto dei corpi governativi. “In alcuni casi hanno ricevuto sollievo, ma in generale gli Usa e i corpi governativi statali sono stati una delusione”, ha detto l’anziano Holland. “Similmente, oggigiorno i governi non stanno affrontando il problema dei migranti con abbastanza urgenza, né con una portata abbastanza ampia. A meno che la questione non cambi, i rifugiati saranno lasciati a loro stessi, proprio come lo furono i migranti mormoni”.

I membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni sono stati incoraggiati a offrire assistenza ai rifugiati in tutto il mondo. Nell’ottobre del 2015 la Prima Presidenza, il più alto corpo direttivo della Chiesa, ha emesso una lettera diretta a tutti i membri della Chiesa, incoraggiandoli a offrire assistenza.

Precedentemente, nel corso della settimana, l’anziano Holland aveva parlato alla conferenza di come prevenire la violenza sessuale nei conflitti e nella migrazione forzata. La conferenza si è conclusa mercoledì 14 settembre.

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